Lc 10, 1-9 14 Febbraio 2013- Festa dei Santi Cirillo e Metodio
14.02.2013 11:29
Dal vangelo secondo Luca:
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Avete notato questa strana abitudine che ha il nostro Dio nel chiedere a noi di dargli un colpo di mano a raccontare in giro la sua vera identità?
Ricordate gli strani tre casi di discepolato? Dei rischi nascosti dietro l'apparenza di un cristianesimo devoto? Del rischio di fare della fede un nido, dello sperimentare la religione come qualcosa di noioso e mortifero, del cedere al rimpianto del passato... No: Gesù ha bisogno di discepoli svegli, pronti a scattare, gioiosi e aperti alla vita, capaci di guardare avanti senza rimpianti e scoraggiamenti...E che dire della voglia di vendetta del mite Giovanni e del tenero Giacomo? Un forte richiamo allo stile con cui annunciare, fatto di serenità e profondità...
Oggi la riflessione sul Vangelo ci dice che il Signore dà delle istruzioni sullo stile dell'annuncio. Prima - però - permettetemi un passo indietro; sì perché ho paura di dare per scontato ciò che scontato non è: Gesù chiede ad ognuno di noi di rendergli testimonianza. Non ai missionari in Africa, ma a noi che viviamo in questo mondo profondamente disevangelico, in mezzo a persone che non sentono vibrare nel cuore la presenza misteriosa del Maestro Gesù.
Mi spiego meglio: se per te che leggi la fede è più che sufficiente così e va bene quei due gatti che vengono a Messa e che non possiamo esagerare allora smetti di leggere. Ma se la fede è contagio, se Cristo è una malattia da cui non si guarisce, se senti pulsare almeno un po' del sogno di Dio nei tuoi sogni, occorre annunciare, parlare, celebrare, cantare, gioire, raddrizzare la brutta idea di Dio che molti si sono fatti (anche grazie a noi).
Luca dà le istruzioni: si annuncia a due a due (niente navigatori solitari nella Chiesa) per preparargli la strada (poi Lui viene! Il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi!), consapevoli di essere come agnelli in mezzo a lupi , portando la pace e l'attenzione al povero , restando, condividendo, dicendo una cosa banale, semplice, splendida: "il regno di Dio ti si è fatto vicino". Sì amici, tutto qui. Gesù ha bisogno di gente che con stile dica la semplice verità del Vangelo: Dio ti si è fatto vicino. Non cercarlo, non bestemmiarlo, non fregartene: Dio è qui, non lo vedi?
E dove arriva la Parola il male arretra, sbigottito. E Gesù gioisce con noi perché quando vede che l'uomo lo accoglie, si riempie di gioia il cuore di Dio. Sì amici, siamo pieni di gioia, come i settantadue discepoli. Pieni di gioia perché vediamo che le persone incontrano Dio, pieni di gioia perché nel delirio del mondo contemporaneo – immutato – il bene e il bello albergano nel cuore degli uomini, pieni di gioia perché c'è salvezza e siamo resi capaci di vederla intorno e dentro di noi. Pieni di gioia perché i nostri nomi sono scritti nel cielo, perché – cioè – Dio mi conosce, Dio sa chi sono, Dio vuole me.
La missione diventa allora contagio, condivisione, non sforzo. Una candela accesa non si sforza di far luce, brucia, e basta. Dio cerca discepoli così.
Buona giornata. Luigi.