Lc 3, 10-18 16 Dicembre 2012 III domenica d'Avvento
16.12.2012 12:39
Dal vangelo secondo Luca:
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Siamo tutti cercatori di felicità.
Tutti, bene o male, cerchiamo la felicità ma non sappiamo bene a chi dare retta.
Anche la Bibbia ha qualcosa da dirci: nella Scrittura si usano più di venticinque termini per descrivere la felicità! E
questo per smentire chi pensa che la religione sia un'esperienza mesta e dolorante... E in questa terza domenica di
avvento, in attesa del Signore, è proprio la gioia ad essere la protagonista della liturgia.
Sofonia esulta perché davanti alla disastrosa indifferenza di Israele il Signore, invece di scatenare la sua legittima ira,
promette una nuova alleanza. Paolo invita i Filippesi a gioire per la presenza del Signore che continuamente viene a
visitarci là dove siamo.
Ma è il Battista, protagonista del tempo di avvento, a osare di più.
La gente che da Gerusalemme è scesa nei pressi di Gerico per vedere Giovanni il Battezzatore, profeta ardente di
passione, resta turbata, scossa. E se avesse ragione lui? Se, sul serio, la vita non fosse quel caos inestricabile che ci
dona più fatica che gioia? È esigente Giovanni, duro come solo i profeti sanno essere. Qualcuno, timidamente si
avvicina al profeta e chiede: Che cosa dobbiamo fare?. è anche la domanda che sorge nel nostro cuore quando ci
guardiamo dentro, quando lasciamo che il silenzio evidenzi e smascheri la nostra sete di felicità e di bene, quando una
tragedia ci ridesta alla durezza e alla verità della vita, quando vogliamo prepararci ad un Natale che non sia solo
emotivo ma diventi conversione.
Giovanni risponde con consigli spiccioli, all'apparenza banali, ben diversi dai proclami che ci aspetteremmo, dalle scelte
radicali che dovrebbe proferire: condividete, non rubate, non siate violenti... Tutto qui? Restiamo stupiti, un po' delusi.
Al popolo Giovanni chiede di condividere, di non lasciare che la fede resti solo preghiera o vaga appartenenza, ma di
farla vibrare nella vita questa fede, di lasciare che contagi le nostre vite e le nostre scelte concrete, per non rendere
schizofrenica la nostra religiosità.
Ai pubblicani, appaltatori delle tasse e ladri, chiede di essere onesti, di non esigere troppo nascondendosi dietro ad un
dito. Come quando anche nella nostra società i professionisti, esigono per la propria competenza troppo denaro
appellandosi alle tariffe e dimenticandosi il difficile momento che le gente sta vivendo.
Ai soldati, abituati alla violenza, Giovanni chiede mitigazione e giustizia, di non spadroneggiare.
Giovanni ha ragione: dalle cose piccole nasce l'accoglienza. Perché forse anche a voi, come a me, succede di
immaginarmi capace di improbabili eroismi:partirò in Africa volontario - e intanto non vedo la mia dirimpettaia anziana
sola - andrò una settimana in monastero nel silenzio - e intanto non trovo neppure cinque minuti di preghiera al giorno
- dedicherò del tempo alla riflessione - e non ho neppure il coraggio di depennare qualche riunione dall'agenda al
collasso...
Giovanni ha ragione, fai bene ciò che sei chiamato a fare, fallo con gioia, fallo con semplicità e diventa profezia, strada
pronta per accogliere il Messia.
Era normale per i pubblicani rubare, normale per i soldati essere prepotenti, normale per la gente accumulare quel
poco che guadagnava.
Giovanni mostra una storia "altra": sii onesto, non essere prepotente, condividi.
Diventa eroico, anche oggi, essere integerrimi nell'onestà sul lavoro, profetico essere persone miti in un mondo di
squali, sconcertante porre gesti di gratuità.
Dio si fa piccolo. Nei piccoli atteggiamenti ne rintracciamo la scia luminosa.
La gente è turbata: Giovanni è un uomo buono, mostra loro una strada semplice, dà loro retta... che sia lui il Messia?
Ed ecco la notizia: arriva uno più forte che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Arriva il Cristo, è lui la risposta a cosa
dovete fare, è lui colui che brucia dentro, che dà forza. Giovanni ancora non lo conosce eppure il suo cuore pulsa di
gioia. Gesù è fuoco, non pia devozione, non bella abitudine, non saggezza da seguire.
Fuoco, fuoco, fuoco che brucia, che inquieta, che scalda, che illumina, che turba nel profondo, che scardina, che
riempie. Giovanni già ne assapora la presenza, già ne coglie la statura immensa, inattesa, sconcertante. Eppure lui, il
più grande tra i nati da donna, verrà ucciso per il ballo sensuale di un'adolescente, ucciso da un re fantoccio suddito
dei propri desideri e del giudizio della gente. Ma è felice, comunque, sin d'ora
Giovanni ha già il cuore colmo di gioia anche se ancora aspetta, anche se ancora non vede.
Ma già gioisce. L'annuncio che vi faccio, la "buona novella" in mezzo a tante orribili notizie che sicuramente anche
quest'oggi ascolteremo al telegiornale è proprio questa: Dio ti ama e te lo dimostra in Gesù Cristo.
Accogliere Gesù è avere il cuore pieno di gioia. La fede cristiana è anzitutto gioia.
Non gioia semplice, sciocca, ingenua. Mediteremo a lungo, fra qualche mese, di come la gioia cristiana sia una tristezza
superata, di come sia una gioia conquistata a caro prezzo...
Ma, oggi, lasciamoci ancora scuotere dalle parole di Paolo scritte in un momenti difficile del suo ministero: rallegratevi
nel Signore sempre!
Questa è una splendida notizia.
Buona domenica. Luigi.