Parola del giorno- Gv 6, 22-29 23 Aprile 2012
23.04.2012 11:28
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Dal vangelo secondo Giovanni-Gv 6, 22-29
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Gesù ha sfamato la folla. Il miracolo più eclatante, quindi, si è compiuto e i risultati sono ambigui, come di fronte ad ogni miracolo. Taluni capiscono, ma i più vedono il risultato immediato: hanno cibo gratis! Gesù fugge il clamore e l'inevitabile pubblicità e l'ambiguità che ne deriva, ma viene raggiunto. Chi non voterebbe un governo che invece di chiedere tasse offrisse dei soldi? Gesù – scocciato – richiama la folla all'essenziale: andate al di là dei segni, guardate il significato di ciò che è accaduto. La domanda, amici, è inquietante: perché credo in Dio? Per il cibo che mi ha saziato? Per ciò che mi ha donato e che ancora mi aspetto da lui? Può essere una ragione, ma è una ragione fragile e ambigua. Può accadere, specialmente se abbiamo vissuto una forte esperienza spirituale in un movimento o durante un pellegrinaggio, di uscirne esaltati, salvo poi restare scottati dalla ricaduta nel quotidiano. Non cerchiamo Dio per le gioie che ci dona, ma per lui. Le gioie sono importanti, ma l'essenziale è e resta l'incontro col Rabbì, con la sua dolcezza e il suo amore. Gesù è molto prudente nell'usare miracoli, sa che il gesto eclatante suscita entusiasmo ma anche incostanza. Crediamo in colui che Dio ha mandato e andiamo a cercarlo, perché Gesù non è nelle piazze o nei talk-show, ma timido e discreto sui bordi del lago...
Fa' che non ti seguiamo solo per ciò che ci doni, Signore, ma per ciò che sei, Dio benedetto nei secoli!
Fa' che non ti seguiamo solo per ciò che ci doni, Signore, ma per ciò che sei, Dio benedetto nei secoli!
Buona giornata a voi tutti. Luigi.