Parola del giorno- Gv 6, 44-51 26 aprile 2012

26.04.2012 10:40

 

Dal vangelo secondo Giovanni-Gv 6, 44-51
 
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
 

Gesù afferma che nessuno può raggiungerlo se non è attirato dal Padre. Già: non possiamo avvicinarci al mondo della fede senza esserne attirati dal Padre. E' sua l'iniziativa, è Dio che ha piantato nel nostro cuore la nostalgia della sua presenza, l'ansia della pienezza. Spesse volte la fede viene "orizzontalizzata": è nostra iniziativa, nostro sforzo, nostro merito. Ascolto la Parola, mi metto a pregare, frequento la Messa, ma sono io a condurre il gioco. Eppure, chi fa l'esperienza di Dio ha chiarissima l'impressione che più ci si avvicina alla verità e più i giochi si ribaltano: è Dio a condurre la mia vita e la stessa fede che ho nel cuore e che cresce; non è il risultato di uno sforzo ma di un abbandono, di una fiducia che si allarga. La fede, che è anzitutto adesione, coinvolgimento, non è allora un sottile ragionamento che conduco fino a convincermi, ma un allentare le resistenze perché mi fido. Una delle cose che non reggo più molto è quando qualcuno, sapendo che mi preparo al sacerdozio, mi sfida a tenzone dialettica: tu portatore di una arcaica ideologia, ti sfido a dimostrare l'indimostrabile in nome della modernità (o, per i raffinatissimi, della post-modernità). No, scusate, volentieri condivido, parlo, ascolto, ma discutere basta. Per un semplice fatto: la fede non è cognizione, ma incontro. E' la stessa differenza che passa tra disquisire sull'amore senza essersi mai innamorati e parlarne nel mezzo di una storia travolgente! Così, Agostino, parla di questo essere attirati con parole dense di poesia: "Ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è senza riposo finché non dimora in Te". Gesù mette le carte in tavola: questa conoscenza, questo incontro, è per sempre, è eterno, là dove l'eternità non è una noiosa giornata senza fine, ma uno stato di vita finalmente vissuto in pienezza. Eternità iniziata il giorno della nostra nascita e che cresce (ma cresce?) fino alla nuova dimensione dopo la morte. 

Tu ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è senza riposo finché non riposa in te.

Buona giornata a voi tutti. Luigi.