“Nasce nel tempo dei lumi a petrolio, dei treni a carbone, delle carrozze a cavalli e muore al principio dell'era atomica; nasce quando le ragazze perbene non escono sole, nè a capo scoperto, non studiano nelle scuole maschili, non partecipano alla vita pubblica e muore quando le donne, anche giovanissime, godono piena libertà di movimento”: davvero “donna tra due secoli”, Armida Barelli, che ricordiamo con qualche mese di anticipo rispetto al sessantennio della morte, certamente da commemorarsi anche a livello diocesano, dato che dell’Azione Cattolica è stata una stella di prima grandezza nonché pilastro insostituibile della nascente Università Cattolica. Nasce nel 1882 in una famiglia dell’alta borghesia milanese, che non le trasmette un’educazione ai valori religiosi. Li scopre da sé, mentre studia prima dalle Orsoline a Milano e poi dalle Francescane in Svizzera e, insieme alla fede, scopre anche la vocazione religiosa, che declina in modo del tutto originale, rivelandosi anche in ciò precursore di scelte ecclesiali che matureranno 50 anni dopo. Ragazza emancipata e controcorrente, intelligente e volitiva, fin da giovanissima esprime il suo entusiasmo e la sua fede lavorando nell’azienda di famiglia e impegnandosi attivamente nel volontariato, specialmente nei confronti degli orfani e dei figli dei carcerati.. La svolta nella sua vita arriva nel 1910, quando viene a contatto con il vulcanico francescano Padre Agostino Gemelli. Lei, che già ha dato una chiara impronta al suo futuro rifiutando diverse e vantaggiose proposte di matrimonio, si lascia guidare dal carismatico frate verso un apostolato attivo. Il santo cardinal Ferrari, che intuisce le sue doti organizzative e le sue qualità morali, la incarica infatti dell’organizzazione della sezione milanese della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e la segnala al papa per la presidenza nazionale, carica che Ida ricoprirà praticamente fino alla fine, girando l’Italia e non solo con l’unica ansia di estendere il regno di Cristo. Sono milioni le giovani che riesce a coaugulare attorno agli impegnativi propositi della G.F., proponendo loro gli ambiti traguardi di "essere per agire", "istruirsi per istruire", "santificarsi per santificare". Chi un giorno vorrà tracciare la storia del “femminismo cattolico” non potrà fare a meno di prendere in conto l’azione di questa donna anche in campo culturale e politico, a cominciare ad esempio dalla sua battaglia per il voto femminile, senza dimenticare che questa donna energica chiama a collaborare indistintamente sia ragazze borghesi che contadine, le invita ad uscire, talvolta a lasciare la famiglia, ad impegnarsi concretamente. Sul suo esempio, le donne del Nord e soprattutto quelle del Sud, non abituate ad uscire di casa, si buttano nell'azione, rompendo schemi rigidi a cui la cultura le ha assoggettate. Accanto a ciò, ecco anche tutto il suo impegno per la promozione della cultura di chiara matrice cattolica, sposando in pieno il progetto di Padre Gemelli per fondare l’Università Cattolica. Di questa istituzione lei sarà all’origine, come ispiratrice, sostenitrice, realizzatrice e spirito santificante, offrendo il suo lavoro e la sua stessa vita per la prosperità di un’opera che sentiva sua creatura e sua ragione di vita. Perché in Ida, insieme allo spirito manageriale e alle indiscusse capacità organizzative, c’è un’anima di mistica che si sta affinando e perfezionando in una sempre più stretta unione con Dio e in una sempre maggior ansia missionaria. Nel 1920 riesce a far aprire nella Cina settentrionale un dispensario per i poveri e un istituto per le vocazioni religiose femminili, che sboccerà in una congregazione di suore ancora oggi fiorente. Sempre negli stessi anni fonda ed aderisce lei per prima ad una famiglia spirituale, oggi trasformatasi nell’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, che anticipa di 30 anni la “Provvida Mater” di Pio XII, mentre dà vita anche all’Opera della Regalità che si propone di avvicinare i laici alla liturgia, anticipando di quasi 50 anni la riforma liturgica scaturita dal Concilio. Laica nel mondo e per il mondo, mistica del quotidiano, solo e sempre “sorella maggiore” secondo lo spirito francescano di cui è imbevuta, si spegne dopo lunga malattia il 15 agosto 1952. La sua causa di beatificazione, avviata nel 1970, è approdata il 1° giugno 2007 al riconoscimento delle sue virtù eroiche e alla dichiarazione di venerabilità.