Il Papa: << Disobbedienza drammatica nella Chiesa>>. Tratto dall'Avvenire del 5 Aprile 2012

05.04.2012 15:54

 

Il Papa:«Disobbedienza 
drammatica nella Chiesa»
 
 
"La situazione spesso drammatica della Chiesa di oggi" è stata al centro dell'omelia pronunciata questa mattina da Papa Ratzinger nella messa crismale. Benedetto XVI ha parlato in particolare dell'Austria, citandola come "un Paese europeo nel quale di recente un gruppo di sacerdoti ha pubblicato un appello alla disobbedienza, portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa disobbedienza, che dovrebbe ignorare addirittura decisioni definitive del Magistero, ad esempio nella questione circa l'Ordinazione delle donne, in merito alla quale il beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore".

"Vogliamo credere - ha scandito il Pontefice - agli autori di tale appello, quando affermano di essere mossi dalla sollecitudine per la Chiesa; di essere convinti che si debba affrontare la lentezza delle Istituzioni con mezzi drastici per aprire vie nuove, per riportare la Chiesa all'altezza dell'oggi". "Ma - si è chiesto - la disobbedienza è veramente una via? Si può percepire in questo qualcosa della conformazione a Cristo, che è il presupposto di un vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?".

Benedetto XVI ha poi escluso che praticando una retta obbedienza nella Chiesa venga, "di fatto, difeso l'immobilismo, l'irrigidimento della tradizione". "No - ha affermato - chi guarda alla storia dell'epoca post-conciliare, può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l'inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l'azione efficace dello Spirito Santo". "E - ha continuato il Papa teologo - se guardiamo alle persone, dalle quali sono scaturiti e scaturiscono questi fiumi freschi di vita, vediamo anche che per una nuova fecondità ci vogliono l'essere ricolmi della gioia della fede, la radicalità dell'obbedienza, la dinamica della speranza e la forza dell'amore".

In proposito, il Pontefice ha ricordato che Cristo ha "corretto le tradizioni umane che minacciavano di soffocare la parola e la volontà di Dio" e "lo ha fatto, per risvegliare nuovamente l'obbedienza alla vera volontà di Dio, alla sua parola sempre valida". "A Lui - ha rilevato sulla base del racconto evangelico - stava a cuore proprio la vera obbedienza, contro l'arbitrio dell'uomo". "Non dimentichiamo - ha raccomandato infine Papa Ratzinger - Egli era il Figlio, con l'autorità e la responsabilità singolari di svelare l'autentica volontà di Dio, per aprire così la strada della parola di Dio verso il mondo dei gentili. Ed ha concretizzato il suo mandato con la propria obbedienza e umiltà fino alla Croce, rendendo così credibile la sua missione dicendo 'non la mia, ma la tua volontà': questa è la parola che rivela il Figlio, la sua umiltà e insieme la sua divinità, e ci indica la strada". 

IN CERTI AMBIENTI LA PAROLA ANIMA E' DIVENTATA PROIBITA
"In alcuni ambienti la parola anima è considerata una parola proibita". È quanto ha rilevato stamane Benedetto XVI nel corso della messa del Crisma durante la quale ha voluto toccare alcuni aspetti fondamentali della missione del sacerdote in questo tempo. "L'ultima parola-chiave a cui vorrei ancora accennare - ha infatti detto Ratzinger - si chiama zelo per le anime (animarum zelus)". "È un'espressione fuori moda - ha aggiunto - che oggi quasi non viene più usata. In alcuni ambienti, la parola anima è considerata addirittura una parola proibita, perché - si dice - esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l'uomo".

"Certamente l'uomo è un'unità - ha detto ancora il Papa - destinata con corpo e anima all'eternità. Ma questo non può significare che non abbiamo più un'anima, un principio costitutivo che garantisce l'unità dell'uomo nella sua vita e al di là della sua morte terrena". "E come sacerdoti naturalmente - ha proseguito Benedetto XVI - ci preoccupiamo dell'uomo intero, proprio anche delle sue necessità fisiche - degli affamati, dei malati, dei senza-tetto". "Tuttavia - ha spiegato - noi non ci preoccupiamo soltanto del corpo, ma proprio anche delle necessità dell'anima dell'uomo: delle persone che soffrono per la violazione del diritto o per un amore distrutto; delle persone che si trovano nel buio circa la verità; che soffrono per l'assenza di verità e di amore".

"Ci preoccupiamo - ha detto - della salvezza degli uomini in corpo e anima. E in quanto sacerdoti di Gesù Cristo, lo facciamo con zelo. Le persone non devono mai avere la sensazione che noi compiamo coscienziosamente il nostro orario di lavoro, ma prima e dopo apparteniamo solo a noi stessi". "Un sacerdote - ha quindi messo in luce il Papa - non appartiene mai a se stesso. Le persone devono percepire il nostro zelo, mediante il quale diamo una testimonianza credibile per il Vangelo di Gesù Cristo".