Parola del giorno- Gv 6, 1-15 20 Aprile 2012
20.04.2012 08:43
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Dal vangelo secondo Giovanni- Gv 6, 1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Ha davvero tanto impressionato il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, se tutti gli evangelisti ne parlano in abbondanza e se Giovanni, come vedremo, lo usa per introdurre uno dei più importanti discorsi di Gesù, quello sul pane di vita! Voglio, del racconto di Giovanni, sottolineare un particolare che sfugge agli altri evangelisti: tutti parlano della sfiducia degli apostoli, della loro ironia rispetto all'assurda richiesta di Gesù di sfamare la folla venuta ad ascoltarlo. Ma solo Giovanni ci dice che i famosi pochi pani e pochi pesci che serviranno a sfamare tutti sono stati donati da un ragazzo. Da ridere: la merenda di un ragazzo sfamerà una folla sterminata, avanzandone addirittura (e non era certo gente cui mancava la fame arretrata!). Dio ama la freschezza degli adolescenti: la passione per la chitarra del piccolo Davide, pastore che diventerà il più grande dei re, l'attitudine riflessiva della piccola Maria che accetta di portare in grembo l'infinito e, qui, l'incosciente ingenuità di un ragazzo che mastica poco di matematica e di economia (al contrario del serioso Filippo). Anche noi, davanti all'immensità della fame che ci troviamo davanti, fame di pace, di giustizia, di dialogo, di verità, sentiamo le nostre gambe vacillare e vorremmo che fosse Dio ad occuparsene. Sta a noi, ci dice il Vangelo: anche se la sproporzione è immensa, sta a noi dare del nostro, affinché Dio possa salvare l'umanità…
Buona giornata a voi tutti. Luigi